mercoledì 21 marzo 2012

L'Europa dei popoli? No, l'Europa dei licenziamenti

di Marino Badiale e Fabrizio Tringali

L'Unione Europea non ha atteso un minuto per applaudire la riforma del lavoro Monti-Fornero.
Cambiare l'articolo 18 ha un solo, semplice, significato: permettere alle aziende di licenziare chiunque, come e quando vogliono.
Se viene meno la certezza del reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa, tutti i lavoratori italiani si ritroveranno sulla testa la spada di Damocle di un possibile licenziamento discriminatorio, che ovviamente le aziende camufferanno  adducendo motivazioni economiche o disciplinari.
Le lavoratrici e i lavoratori che difenderanno i loro diritti (tempi umani e organizzazione del lavoro rispettosa delle esigenze personali, salari adeguati, la possibilità di avere figli, la tranquillità di non rischiare la vita sul lavoro), e non accetteranno di piegare la propria vita alle esigenze della produzione, potranno essere facilmente espulsi dal mondo del lavoro.
E nel caso potranno adire le vie legali
, se ne avranno la forza morale ed economica, e dovranno attendere l'esito definitivo di infiniti processi, senza nemmeno la certezza di poter ottenere il reintegro in caso di licenziamento per ingiusta causa.

Questo è ciò che vuole l'Unione Europea, questo è ciò che realizza il governo Monti, “salvatore dell'Euro”. Nel frattempo prosegue l'attacco a quel che resta della democrazia da parte dei ceti dominanti europei. Dopo aver sottratto la politica economica ai parlamenti nazionali con il "fiscal compact", è in discussione "la possibilità di intervento politico dell'UE sui governi nazionali in caso di emergenza per la stabilità dell'euro".

Cioè quando le proteste popolari di fronte agli effetti dell'austerità imposta dall'UE dovessero indurre qualche parlamento nazionale a “deviare dalla retta via”....

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