domenica 6 maggio 2012

C'è ancora tempo?

Oggi si vota in Italia e in vari paesi europei. Cercheremo di scrivere qualche commento sui risultati, nei prossimi giorni. Segnaliamo intanto un articolo di qualche giorno fa, nel quale è ben descritto ciò che vogliono i ceti dominanti europei:

"Se in Europa - osserva ancora Moavero - si vogliono fare grandi cambiamenti, come quelli che necessariamente vanno fatti perché non crolli tutto, occorre che la questione sia presa in mano dalle grandi famiglie europee. Insieme: popolari e socialisti".

In sostanza il modello ottimale sembra quello degli attuali governi italiano e greco. La prospettiva è quella di “governi di unità nazionale” che avranno come unica opposizione movimenti del tipo di quello di Marine Le Pen in Francia o di Geert Wilders in Olanda.
E' una prospettiva molto preoccupante. Ma sarà l'esito inevitabile delle attuali dinamiche, se i movimenti antisistemici ispirati a valori di emancipazione e solidarietà continuano a non capire la necessità di prendere posizione, qui ed ora, contro euro e UE. Forse c'è ancora del tempo, ma sicuramente non molto.
(M.B.)






2 commenti:

  1. "Se in Europa … si vogliono fare grandi cambiamenti, come quelli che necessariamente vanno fatti perché non crolli tutto …":

    Formidabile, a distanza di sei mesi, con una fiducia del parlamento quasi bulgara, con l’ asservimento pressoché totale dei media, con il più grosso massacro sociale della storia del nostro paese (e non solo) messo in atto, un autorevole membro del governo attraverso un grande veicolo di comunicazione paventa il concreto pericolo che “crolli tutto”.
    In un contesto storico “normale” ci sarebbe da domandarsi :
    Avevamo capito male o ci avevano detto che nel baratro ci saremmo caduti dritti dritti se non avessimo accettato i sacrifici ? E ora che cosa potrebbe crollare ? Che cos’è questo tutto ? Qual’è il vero obiettivo dei tagli allo stato sociale e delle varie, come ormai è diventato linguaggio comune, misure per la crescita ?
    Ma, dato per scontato che il contesto storico normale non è, le domande non sarebbero nemmeno da porsi.

    In ogni caso a queste e a molte altre domande risponde chiaramente, se ce ne fosse ancora bisogno, non so se avete avuto modo di ascoltarlo, questo audio/video:

    http://www.youtube.com/watch?v=HORaWaxi6io
    (MONTI: "abbiamo bisogno della crisi per fare un passo avanti")

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  2. Seconda parte (non c’era spazio sufficiente in un'unico coommento) :


    Il nostro beneamato PDC quando è alle prese con la stampa estera è incontenibile.

    Non mi ritengo un complottista, né un allarmista, mi sembra però evidente che il grosso problema di oggi sia, sì, il destino dell’economia, ma anche, perché ad esso strettamente collegato, il destino di quel poco che è rimasto della democrazia.
    Il giochetto del bipolarismo truccato, truccato perché facente leva sulla identificazione degli elettori nella sinistra e nella destra, ma esso stesso prodotto dello stesso pensiero unico dove chi va al governo si prende regolarmente le bastonate e chi è stato all’opposizione va regolarmente al governo, in molti casi, vedi Grecia, vedi Italia, nel prossimo futuro probabilmente anche in Spagna, Francia, Portogallo, Irlanda, forse anche nella stessa Germania, rischia di non funzionare più. Ecco quindi la necessità, perché non basta più, di superare per il prossimo futuro la contrapposizione fra i gruppi socialista e popolare europei. In nome della difesa dell’ eurosistema e dell’allontanamento da un paventando baratro che altro non è che la fine dei privilegi, soprattutto economici, ma non solo, di cui anch’essi hanno beneficiato e di cui, con la salvezza della moneta unica, continueranno a beneficiarne.
    L’importante è fare leva sui valori di destra e di sinistra nei quali gli elettori si identificano, accreditarsene il monopolio e limitare l’opposizione al sistema screditandola con l’associazione al baratro.
    E il giochetto del bipolarismo truccato trasformato in monopolismo salvifico rischia di portare a termine l’opera se le vittime del sistema non si liberano dalla trappola dell’identificazione in destra o sinistra.
    Come? Forse l’unico modo è il prendere atto che la contrapposizione politica fra destra e sinistra con l’avvento dell’eurosistema si è esaurita. In tutta l’ Europa la vera contrapposizione è fra i difensori e fautori del sistema euro e coloro che sono per superarlo.
    L’appartenenza alla destra o alla sinistra, il nazionalismo, il comunismo, l’estremismo politico, il moderatismo, possono già, se c’è questa consapevolezza, diventare retaggi del passato.
    Le dittature oggi assumono ben altri connotati.
    Anche i partiti forse hanno già bruciato la loro legittimazione a strumenti della democrazia.
    Per liberarci dal giogo bisognerà allora cavalcare le insurrezioni armate o le rivolte popolari che prima o poi da qualche parte partiranno ?
    Se i partiti non sono più legittimati a detenere il monopolio della democrazia, se le vecchie divisioni ideologiche stanno per essere superate, le insurrezioni armate e le rivolte popolari, più che possibili, sono destinate a lasciare il tempo che trovano. Il potere mi pare sia in grado di prevedere e di controllare anche queste. E comunque, anche se non lo fosse, ho dei dubbi che possa scaturirne qualcosa di veramente liberatorio.
    Agire per il cambiamento oggi vuol dire riuscire a coniugare l’informazione e l’allargamento della presa di coscienza dell’oppressione e dell’inganno con la demolizione dei dogmi, dei tabù e degli strumenti di oppressione utilizzati da questo pensiero unico. E io credo che il primo strumento per l’avvio di una liberazione non possa che essere lo strumento della democrazia diretta con i referendum, le leggi di iniziativa popolare e la campagna di informazione che queste comportano. Il superamento della catalogazione, io lo definirei impacchettamento, in destra o sinistra, può essere indubbiamente una delle armi vincenti. La vittoria, anche su un solo quesito riguardante l’impalcatura su cui poggia l’eurosistema, significherebbe probabilmente l’inizio della fine del processo.

    Io credo ci sia ancora un po’ di tempo, qualche speranza la conservo.
    Non so se all’epoca c’era già l’eurozona, un mio illustre concittadino ebbe però a scrivere:
    "lasciate ogni speranza o voi ch'entrate".
    In ogni caso spero vivamente che si sia sbagliato.

    Roberto B.

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