venerdì 29 giugno 2012

Chi esce vittorioso dal vertice del 28-29 giugno?

di Fabrizio Tringali
Se al vertice di Bruxelles appena concluso ha davvero vinto la linea Monti-Hollande, come strombazzano i quotidiani nostrani, perché la Merkel giudica l'accordo un successo?
Il motivo è semplice: perché la Germania continua, tranquillamente, a mantenere le proprie posizioni, senza spostarle di una virgola. E a ottenere quello che vuole.
Basta leggere il breve testo dell'accordo di oggi per capirlo. L'intesa prevede che le banche possano essere ricapitalizzate direttamente dal cosiddetto fondo salva-stati (che attualmente è il FESF, e presto diventerà il MES), e che i fondi stessi possano acquistare i titoli di stato dei Paesi in difficoltà, a patto che: "rispettino le raccomandazioni specifiche per paese e gli altri impegni, tra cui i rispettivi calendari, nell'ambito del semestre europeo, del patto di stabilità e crescita e delle procedure per gli squilibri eccessivi. Tali condizioni dovranno figurare in un memorandum d'intesa." (Alleghiamo qui sotto il testo completo dell'accordo).
Cosa significa tutto ciò? Semplice: che l'eurozona continuerà a mantenere i propri squilibri interni e che quindi nei PIIGS la crisi continuerà a peggiorare. Così essi dovranno necessariamente rivolgersi al fondo salva-stati (il quale ha, peraltro, una disponibilità di fondi che molti analisti giudicano troppo limitata). A quel punto saranno spogliati degli ultimi brandelli di sovranità ancora rimasti, dato che le istituzioni europee sono autorizzate a commissariarli in cambio degli "aiuti". Il che è esattamente quello che vuole la Germania, che come Paese-guida dell'eurozona prenderà, per tutti, le decisioni che convengono a lei.
Allora, secondo, voi, chi esce vittorioso dal vertice del 28-29 giugno?
  



DICHIARAZIONE DEL VERTICE DELLA ZONA EURO 
- 29 giugno 2012 -

• Affermiamo che è imperativo spezzare il circolo vizioso tra banche e debito sovrano. La Commissione presenterà a breve proposte relative a un meccanismo di vigilanza unico fondate sull'articolo 127, paragrafo 6. Chiediamo al Consiglio di prenderle in esame in via d'urgenza entro la fine del 2012. Una volta istituito, per le banche della zona euro, un efficace meccanismo di vigilanza unico con il coinvolgimento della BCE, il MES potrà avere facoltà, sulla scorta di una decisione ordinaria, di ricapitalizzare direttamente gli istituti bancari. Questa procedura si baserà su un'appropriata condizionalità, ivi compresa l'osservanza delle regole sugli aiuti di Stato, che dovrebbe essere specifica per ciascun istituto, specifica per settore ovvero applicabile a tutta l'economia e sarà formalizzata in un memorandum d'intesa. L'Eurogruppo esaminerà la situazione del settore finanziario irlandese nella prospettiva di migliorare ulteriormente la sostenibilità del programma di aggiustamento che sta dando buoni risultati. Casi simili saranno trattati allo stesso modo.
• Insistiamo affinché sia concluso celermente il memorandum d'intesa allegato al sostegno finanziario a favore della Spagna per la ricapitalizzazione del suo settore bancario. Riaffermiamo che l'assistenza finanziaria sarà fornita dal FESF fino a quando il MES non sarà disponibile, meccanismo al quale sarà in seguito trasferita senza ottenere status preferenziale.
• Affermiamo il nostro forte impegno a compiere quanto necessario per assicurare la stabilità finanziaria della zona euro, in particolare facendo ricorso, in modo flessibile ed efficace, agli strumenti FESF/MES esistenti al fine di stabilizzare i mercati per gli Stati membri che rispettino le raccomandazioni specifiche per paese e gli altri impegni, tra cui i rispettivi calendari, nell'ambito del semestre europeo, del patto di stabilità e crescita e delle procedure per gli squilibri eccessivi. Tali condizioni dovranno figurare in un memorandum d'intesa. Ci compiacciamo che la BCE abbia convenuto di fungere da agente per conto del FESF/MES nel condurre operazioni di mercato in modo effettivo ed efficace.
• Incarichiamo l'Eurogruppo di attuare tali decisioni entro il 9 luglio 2012.


mercoledì 27 giugno 2012

Un po' di lucidità

Segnaliamo questo lucido articolo di Emiliano Brancaccio sulle elezioni greche e in particolare sulle contraddizioni di Syriza. Le considerazioni di Brancaccio sono rilevanti per tutti i paesi PIGS, come è ovvio: le forze progressiste e antisistemiche di questi paesi, che vogliono opporsi alle misure di austerità imposte dalle oligarchie europee, e contemporaneamente rimanere nell'euro, cadono nelle stesse contraddizioni che Brancaccio rileva in Syriza.
(M.B.)

lunedì 25 giugno 2012

Ancora su Siria e NATO

di Fabrizio Tringali
L'abbattimento di un aereo turco da parte della Siria è un evento da non sottovalutare. Per un verso esso testimonia il crescere della tensione nella zona, dove certamente esistono Paesi che vorrebbero usare le maniere forti contro il regime di Assad. Per un altro verso questo evento può essere usato come cartina al tornasole per decifrare meglio le reali intenzioni della NATO.
In molti ritengono che gli USA stiano cercando di preparare un attacco militare contro la Siria, mentre noi, da tempo, riteniamo non fondata questa ipotesi. Si vedano, per esempio, le argomentazioni riassunte in questo post.
Vedremo come gli USA e la NATO risponderanno agli appelli della Turchia, che fa parte della NATO stessa, e che si presenterà alla prossima riunione dell'Alleanza invocando l'articolo 4 del Trattato atlantico, cioè dichiarando che la Siria rappresenta una minaccia alla sua sicurezza e alla sua integrità territoriale.
Se davvero gli USA vogliono arrivare all'attacco NATO, non mancheranno di sfruttare, in qualche modo, il casus belli che gli è stato servito su un piatto d'argento dallo stesso Assad. 
Se invece, come sosteniamo noi, sotto sotto essi non vogliono affatto smantellare il sistema di potere siriano, allora cercheranno un modo per gettare acqua sul fuoco della crisi che si è aperta fra Ankara e Damasco a causa all'abbattimento del velivolo turco. Vedremo, intanto l'Italia si appresta a dichiarare che lo scenario libico non può essere riprodotto in Siria....

Martedi 26 Giugno 2012
Aggiornamento 1: da Bruxelles si escludono azioni militari contro la Siria...
Aggiornamento 2: pare che la Turchia sia stata indotta a mettere in campo una risposta "razionale" (cioè non militare) all'abbattimento del proprio aereo....


sabato 23 giugno 2012

Come volevasi dimostrare - 2

di Fabrizio Tringali
L'avevamo detto che Berlusconi avrebbe cavalcato il tema dell'uscita dall'euro....
Non si tratta più solo di affermazioni estemporanee e poi smentite, ma del lancio di una iniziativa pubblica in cui discutere chiaramente dell'ipotesi di abbandonare la moneta unica.
Del resto tutta l'accozzaglia di politicanti di destra, centro e sinistra sta spianando la strada al Cavaliere, continuando a vaneggiare e straparlando di "altra europa", "più europa", "europa dei popoli".
Tutti stanno comprendendo che questi vuoti slogan hanno solo, unico, significato: fine della democrazia, azzeramento della sovranità, commissariamento dello Stato da parte della UE, cioè della Germania (oppure di una sorta di "direttorio" delle elite europee, se queste riusciranno a ridimensionare un po' la supremazia tedesca, come sperano i PIIGS spalleggiati dagli Stati Uniti).
Non a caso, il Presidente del Consiglio che avrebbe dovuto "contare in Europa" viene oramai deriso da tutta la UE, che definisce pubblicamente "semplici aspirine" le sue ricette contro la crisi
Berlusconi vede l'autostrada che il resto del ceto politico gli ha gentilmente aperto davanti, e prepara il suo ritorno sulla scena politica. Che probabilmente sarà trionfale, a meno che nel frattempo non nasca un forte movimento politico, ampio, popolare e partecipazionista (che comprenda il Movimento 5 Stelle, ma che non sia limitato ad esso, e che sia capace di superarne le contraddizioni in termini di democrazia interna, effettivo partecipazionismo, e progettualità politica), in grado di prendere coscienza della necessità di abbandonare la moneta unica ed i vincoli dati dall'appartenenza alla UE, e disegnare i contorni di un progetto politico alternativo in grado di difendere i ceti medi e popolari.

P.s.: IlSole24Ore reagisce, per ora, spargendo terrorismo sull'ipotesi di uscita dall'euro, descritta nientemeno che come "una tragedia". Leggete con calma e attenzione tutte le catastrofiche affermazioni contenute nell'articolo a questo link, e poi pazientate un po' tenendovele bene in mente.... la dimostrazione che sono tutte sciocchezze la troverete sul prossimo saggio, che Marino ed io abbiamo consegnato all'editore, e che presto sarà pubblicato....

giovedì 21 giugno 2012

Spunti di riflessione sulla Siria, sui presunti rischi di intervento NATO, sui rapporti con gli USA

Vi invitiamo a considerare i seguenti spunti di riflessione.

In primo luogo, l'ennesima presa di posizione di Henry Kissinger contro l'ipotesi di intervento militare in  Siria.

Poi, le voci su un probabile "scambio" avvenuto tra gli USA e la Russia in sede ONU. Come è noto la Russia (che si porta dietro la Cina) non ha posto il veto contro la risoluzione che consentiva il bombardamento della Libia, mentre ha sempre difeso a spada tratta Bashar Assad. In base alla ricostruzione de "La Stampa", la Russia avrebbe permesso alla NATO di distruggere la Libia in cambio della licenza di uccidere accordata ad Assad.

Ancora, la dichiarazione congiunta di Vladimir Putin e Barack Obama che segna un deciso riavvicinamento delle posizioni dei due paesi sulla questione siriana.

Infine il recente rapporto del Washington Institute messo in evidenza dai media italiani ed esteri, nel quale si afferma che fra le file del fronte anti-Assad sarebbero presenti miliziani "jihadisti". Il WI è molto legato alla lobby sionista negli USA, e la base delle sue argomentazioni è piuttosto fragile. Ma la sua posizione non è certo isolata, almeno da quando la stessa Hillary Clinton ha dichiarato che armare i ribelli siriani sarebbe come armare Al Qaeda. Non ci interessa ora discutere se sia più o meno vero che dei "jihadisti" stiano combattendo in Siria. Preferiamo attirare l'attenzione su queste immagini:



O magari su questo video.


Quelle che si vedono sono bandiere di Al Qaeda. La città dove sono state prese queste immagini è Bengasi, Libia. Che l'opposizione libica fosse egemonizzata da elementi vicini all'estremismo islamico è il segreto di Pulcinella. Eppure per gli USA ciò non ha portato alcun imbarazzo. Aiutare Al Qaeda in Libia è tornato loro utile, mentre sostengono che sarebbe sbagliato farlo in Siria: è evidente la contraddizione che emerge dell'accostamento dei fatti da una parte, e delle dichiarazioni ufficiali USA dall'altra.

Non stupisce che i siriani stiano cominciando ad avere seri dubbi sulla volontà degli USA di liberarli da Bashar Assad. Kafr Anbel è una cittadina siriana in provincia di Idlib, teatro di innumerevoli manifestazioni anti-regime. Le manifestazioni di Kafr Anbel hanno la particolarità di essere accompagnate da cartelli con disegni e vignette, spesso molto divertenti. In una delle più recenti gli USA vengono riconosciuti come complici dei nemici del popolo siriano:


Ma qualcuno si spinge più in là, fino a immaginare Obama come grande burattinaio dei protettori di Assad.


Probabilmente loro, a differenza di molti cosiddetti "anti-imperialisti" nostrani, si ricordano che la Siria, nonostante la propaganda anti-americana e anti-israeliana del regime, molto spesso, è andata a braccetto proprio con gli USA e con Israele. Ricordano, per esempio, che La Siria e i suoi alleati hanno ammazzato in Libano più palestinesi di quanti ne abbia mai fatti fuori Israele; che Hafez Assad, da ministro della difesa nel 1970, è stato tra i maggiori responsabili della disfatta palestinese in Giordania ("Settembre Nero"); che nel 1991 la Siria ha schierato le proprie truppe affianco a quelle di George Bush nella guerra all'Iraq; che il regime di Assad, in quarant'anni, non ha fatto un bel niente per liberare il Golan....

martedì 19 giugno 2012

"Fate presto" "taci, tacchino incompetente!"

 Claudio Martini

Lo scorso 12 giugno il Sole24Ore ha pubblicato un editoriale del direttore, dal suggestivo titolo di Schnell, Frau Merkel. Chiara la volontà di rieccheggiare l'indimenticabile FATE PRESTO con cui lo stesso quotidiano, di solito così compassato, scongiurava i golpisti di affrettarsi nell'attuazione del golpe.

Roberto Napoletano, di chiara formazione cosmopolita, ritiene che i tedeschi e gli italiani si assomiglino in tutto, e perciò non ha avuto difficoltà a rivolgersi ai prima con lo stesso tono esigente e ultimativo con cui si era già rivolto ai secondi. Anzi: se si confrontano i due editoriali, è evidente che gli imperativi sono più numerosi in quello rivolto ai germanici. Sostanzialmente Napoletano ha avuto l'ardire di ordinare a Frau Merkel di fare x, y e z, sfruttando il ricatto morale dell'imminente crollo dell'Euro.

Ma i tedeschi non sono italiani, e certi atteggiamenti evidentemente non li tollerano.
Il popolare quotidiano Handelsblaat, di Dusseldorf, ha pubblicato la versione tedesca dell'editoriale del Sole e ha permesso ai suoi utenti di commentarlo liberamente.
Cosa non è saltato fuori! Ve lo faremmo leggere volentieri,ma putroppo il Sole24Ore, nella sua infinita democraticità, ha deciso di rendere inacessibile la pagina con i commenti.
Ma niente paura, la giurisdizione di Roberto Napoletano non varca il Brennero e il direttore non può certo impedire all'edizione online dell'Handelsblaat di mantenere visibili i commenti degli utenti tedeschi.
Con l'aiuto della memoria e di Google Translate, possiamo affermare che Napoletano è stato definito un "tacchino incompetente", le sue richieste "un tentativo di estorsione", gli italiani "un popolo che sa solo minacciare e mendicare, ma non lavorare". L'indisponibilità, fra i lettori del quotidiano tedesco, a qualsiasi misura di trasferimento di fondi dalla Germania ai paesi del Sud era evidente, così come lampante appariva l'impermeabilità a qualsiasi argomentazione in favore di dette misure.
Ad un primo sguardo, si sarebbe tentati di provare fastidio e rabbia per il tono con cui i lettori dell'Handesblaat si rivolgono nei confronti dei "mediterranei". Emerge, qua e là, lo stereotipo razzista. Tuttavia non si può fare a meno di notare che buona parte dei commenti era indirizzato agli stessi politici tedeschi, colpevoli di aver trascinato il proprio paese nell'Euro senza preoccuparsi di chiedere il consenso dei cittadini. In effetti né gli italiani né i tedeschi hanno avuto voce in capitolo nell'adozione della valuta unica. Se poi si considera che agli elettori tedeschi (così come a quelli di tutto il continente) è stato spiegato che l'origine della crisi sta nella dissolutezza e nella pigrizia dei lavoratori e dei governanti dei paesi del sud, mentre quell'origine deve ricercarsi proprio nelle politiche di sacrificio e di rigore imposte ai tedeschi sia dalla CDU, sia dalla SPD, il quadro è completo: il risentimento del tedesco comune nei confronti di qualsiasi diktat alla Napoletano è ampiamente giustificato. In una frase: se fosse per gli elettori tedeschi, noi non ci troveremmo in questa drammatica situazione.

Un'ultima considerazione è d'obbligo. Le proposte del Sole24Ore, così come di chiunque parli di "più Europa", non sono soltanto inefficaci nella risoluzione della crisi: sono anche irresponsabili e pericolose. L'opinione pubblica in Germania, come quei commenti segnalano, è pronta a reagire aspramente a qualsiasi misura di condivisione dei debiti. La Germaniaè l'unico grande paese europeo in cui i movimenti nazionalisti e populisti non godono di un seguito di massa: qualunque ipotesi di "più Europa" avrà come effetto un'esplosione di quei movimenti, e chi porterà avanti progetti come gli "eurobonds" o "l'unione fiscale" si assumerà la responsabilità di aver favorito la nascita di un equivalente tedesco del Fronte Nazionale francese.

lunedì 18 giugno 2012

Voto in Grecia, l'Unione Europea canta vittoria. Per ora.

di Fabrizio Tringali
L'Unione Europea canta vittoria, per ora. Gli USA, ovviamente, si uniscono al coro.
Le elezioni greche si sono concluse con la vittoria del fronte pro-euro e si prospetta la formazione di un governo fedele ai diktat della UE, che infatti non ha perso un attimo per mostrarsi apparentemente indulgente, tendere la mano ai vincitori, e offrire "più tempo" alla Grecia per "rispettare i patti" (cioè eseguire gli ordini).
Nel frattempo l'euro si impenna, come la Lira del mitico Carcarlo Pravettoni.
C'è però da dubitare sul fatto che l'euforia duri..... a ben vedere, la situazione politica greca è ben lungi dall'aver raggiunto la stabilità. Vediamo perché.
Il partito di centrodestra pro-euro Nea Dimokratia ha ottenuto il generoso premio di  ben 50 seggi (su 300) che la legge elettorale attribuisce al primo classificato, ma nonostante ciò non può governare da solo. Dovrà allearsi coi socialisti del Pasok, e non a caso, il loro leader Venizelos ha già dichiarato che vorrebbe un governo di larghe intese, aperto alla collaborazione della sinistra di Syriza, che ha sfiorato il 30%.
Syriza ha ovviamente rifiutato, tenendosi ben stretto il ruolo di opposizione al prossimo governo prono verso la Troika (UE, BCE e FMI) e distruttore degli ultimi brandelli di tessuto sociale ancora vivi in territorio ellenico. Il Pasok ha subito una notevole emorragia di voti, e governando con ND rischierà di sparire. Ma allo stato delle cose, non può rifiutarsi di dar vita ad un esecutivo che presto sarà odiato dalla stragrande maggioranza dei greci, e che si troverà quindi a dover fare i conti con le forze sociali che tenteranno di resistere allo sfacelo imposto dai difensori dell'euro e da una ampia opposizione parlamentare, che comprenderà, oltre Syriza, anche l'estrema destra e i comunisti.
La situazione quindi appare tutt'altro che stabile. L'astensione sfiora il 40% e l'alleanza ND-Pasok potrà dar vita ad un governo solo grazie al corposo premio di maggioranza attribuito dalla legge elettorale, non perché sia maggioranza nel Paese. Il quadro sembra confermare quanto diciamo da tempo, e che probabilmente presto si paleserà in tutta evidenza: l'euro e la UE sono oramai incompatibili con la democrazia. Nessun governo democratico, infatti, potrà realizzare quando indicato dalla Troika perché alla lunga, tutti si rendono conto che quelle terribili imposizioni non fanno altro che peggiorare, drammaticamente, le cose. E che esse servono alle élite della UE, non certo ai ceti medi e popolari, i quali starebbero cento volte meglio se avessero, ciascuno, la propria moneta, la propria politica economica, la propria sovranità.
Se un governo democratico si prostra di fronte alla Troika, vede, giustamente, volatilizzarsi il consenso popolare, ed i partiti che lo sostengono rischiano il tracollo o la sparizione. Alla lunga, l'euro potrà essere imposto ai popoli sono spogliandoli della sovranità e della democrazia. Le scelte politiche ed economiche dovranno andare in capo ad entità autorizzate a decidere senza consenso.
Questo è il senso del "Fiscal compact", e delle forme di "Unione politica" di cui si parla.

sabato 16 giugno 2012

Che dire?

Non si sa davvero che dire di fronte ad articoli come questo. Dalle pagine del Corriere della Sera ci viene spiegato che conviene rassegnarsi al goveno Monti, sennò arriverebbero i "tecnici" dell'FMI.
E cosa ci viene detto a proposito di questi ultimi? Che

la loro "assistenza generalizzata" equivarrebbe a un governo vuoto,
costretto ad assecondare dinamiche destinate a non andare tanto per il
sottile, imponendo l'agenda economica senza pietà.


Ma questa non è la descrizione esatta del governo Monti? Il messaggio del "Corriere" è dunque che dobbiamo accettare le misure economiche distruttive del governo Monti per evitare che arrivi l'FMI a fare le stesse politiche. Che tutto questo venga chiamato "percorso obbligato per salvaguardare la sovranità nazionale" susciterebbe solo una risata, se non mostrasse l'estrema confusione e smarrimento in cui sono caduti i ceti dirigenti e i loro ideologi. Confusione e smarrimento testimoniati anche dal fatto che l'articolista non ha nessuna proposta reale ma può solo aggrapparsi  alla speranza di un ammorbidimento della Germania, e di una ripresa della "crescita".
Purtroppo i ceti medi e popolari e i loro rappresentanti non sembrano avere, mediamente, le idee più chiare.
La crisi è davvero profonda, più di quanto il cittadino medio sospetti.
(M.B.)

giovedì 14 giugno 2012

Come volevasi dimostrare

di Fabrizio Tringali
La politica italiana ha bisogno di facce pulite pronte a fare il lavoro sporco.
La sinistra è quella che maggiormente prende per i fondelli i propri elettori, che non a caso la stanno abbandonando in massa. Purtroppo però non abbastanza, e alcuni giochetti ancora le riescono, come
quello di far passare Vendola e i suoi candidati come "aria fresca". 

C'è ancora una parte di elettorato di sinistra che invece di prendere atto della realtà (che è semplice: la sinistra non è la soluzione, è parte del problema), continua a passare di delusione in delusione, sostenendo ad agli elezione il candidato che appare "più di sinistra", cadendo poi dal pero quando questo, regolarmente, fa tutto il contrario di quello che loro si aspettavano.
Noi l'avevamo detto che Doria avrebbe fatto le stesse cose di qualsiasi altro esponente di questo mondo politico oramai marcio nel midollo
Previsione fin troppo facile, e puntualmente avverata, si veda qui e qui. E se qualche consigliere comunale eletto col centrosinistra dovesse fare le bizze... be'... si possono sempre imbarcare quelli dell'UDC, che in cambio di qualche posticino, voteranno grandi opere, gronde, terzi valichi e tutto quel che Doria vorrà.
Speriamo che i genovesi che l'hanno votato stavolta si sveglino.
Dopo i 5 anni di "nuova stagione" della Vincenzi ("ottimo sindaco", secondo Vendola), e i 5 che ci attendono nelle mani di Doria, la prossima volta evitino di votare PD, SEL e la varie liste "civiche" o politiche loro alleate, riescano ad elaborare il lutto della morte politica della sinistra, e a dar vita a forme di partecipazione politica serie e svincolate dal ceto politico.

mercoledì 13 giugno 2012

“Sé schernendo o gli altri, astuto o folle”

Consigliamo la lettura delle prime 26 pagine di questo dossier sul fiscal compact (quelle successive sono i testi dei documenti ufficiali). Contiene alcune affermazioni piuttosto inquietanti, come la seguente:

lunedì 11 giugno 2012

Congetture e confutazioni - 2

Fra pochi giorni le elezioni politiche greche segneranno un momento importante dell'attuale crisi europea. Non possiamo naturalmente conoscerne gli esiti.
Facciamo qui qualche breve osservazione sull'eventualità di una vittoria della sinistra di Syriza. Cosa potrà concretamente fare un eventuale governo greco espressione della cosiddetta "sinistra radicale" greca?
Le nostre osservazioni saranno brevi perché condividiamo la sostanza di un post pubblicato su "Appello al popolo", al quale rimandiamo per una analisi più approfondita.
In sintesi, Syriza vuole rimanere nell'euro e nell'UE cercando di contrattare con i vertici europei, in maniera da evitare al popolo greco un'ulteriore discesa nell'inferno della crisi. La nostra tesi è che questo non è possibile. Un eventuale governo di Syriza si troverà a subire forti pressioni che lo porteranno, attraverso vicende che non è ovviamente possibile prevedere, a scegliere fra abbandonare le proprie posizioni di difesa dei ceti popolari, o abbandonare l'euro e forse l'UE. Sarà in ogni caso un test interessante.
Sono in molti anche in Italia a difendere l'appartenenza a euro e UE sulla base di idee simili a quelle di Syriza. Se questa proposta politica si rivelasse impraticabile in Grecia, se ne dovrebbero tirare le conseguenze politiche anche in Italia.

(M.B.)

venerdì 8 giugno 2012

La storica svolta della Merkel

di Fabrizio Tringali

Il mainstream si affanna a descrivere con enfasi la svolta di Angela Merkel: la Germania è favorevole a che l'Europa si avvii verso l'unione politica. Si legga, per esempio, qui e qui.
Si sa però che i giornali nostrani sono spesso un pochino distratti ed anche appena appena superficiali. Non si sono accorti, quindi, di un piccolo dettaglio: la Merkel non fa altro che ribadire la stessa identica linea che la Germania tiene dall'inizio della crisi.
Ciò che la Germania non vuole, semmai, è che l'eventuale unione politica si traduca nella costruzione di Istituzioni che ne diminuiscano la capacità di influenza. In altre parole, non vuole né gli "Stati Uniti d'Europa", cioè una sorta di federazione, né qualsiasi altro tipo di unione che garantisca agli Stati membri un accesso paritario ai luoghi decisionali.
Per il resto, la Germania è da tempo assolutamente favorevole a maggiori cessioni di sovranità dagli Stati agli organismi europei, anzi questo è proprio ciò che vuole imporre agli altri, i quali, qualche volta, ne limitano le pretese, come ci ricorda Il Sole 24 Ore, nel finale di questo articolo.
Il motivo è abbastanza evidente: spogliare gli Stati della sovranità nazionale, senza modificare troppo gli attuali assetti istituzionali della UE significa garantire alla Germania la possibilità di determinare le politiche economiche e sociali degli altri. Il che è quel che avviene già adesso, ma i governi nazionali dei PIIGS incontrano qualche problema di consenso, dato che stanno massacrando le rispettive popolazioni, e soprattutto dato che hanno appena cominciato ad eseguire gli ordini. Il peggio deve ancora arrivare, quindi serve dotare la UE delle competenze necessarie per imporre le decisioni senza essere intralciati dalla necessità di fare i conti col consenso popolare. Si sa che per l'Unione Europea la democrazia è un fastidioso orpello. Almeno lo è quella sostanziale. Va bene invece quella formale, che serve per far credere ai cittadini che ciò che viene loro imposto dai ceti dirigenti sia stato invece liberamente scelto dal popolo. E infatti, accanto al tena della "unione politica dell'Europa" sentiremo parlare sempre più di "democratizzazione" delle istituzioni europee, ed in particolare di elezione diretta del Presidente della UE......

P.s.: per chi non l'avesse ancora capito, lo scontro fra le élite europee riguarda gli assetti istituzionali della UE. La Germania vuole mantenere la leadership, gli altri vogliono la federazione, in modo da aumentare il proprio peso negli organismi decisionali e limitare la forza tedesca. Insomma, l'idea della Merkel si scontra con quella, per esempio, di Romano Prodi, espressa qui. Quest'ultima è quella caldeggiata dagli USA, che in una UE più "collegiale" vedono, giustamente, un ridimensionamento della Germania.
Si tratta in ogni caso di progetti delle élite, ricalcati sui propri interessi, e distruttivi per i ceti medi e popolari. Discutere, per esempio, di quale fra i due sia migliore per le popolazioni europee, è quanto di più insensato si possa fare. Entrambi i progetti infatti conducono, comunque, alla totale perdita di sovranità degli Stati e quindi all'impossibilità, per i cittadini, di esercitare qualunque forma di controllo democratico sui decisori, ed alla distruzione del welfare, dei beni comuni, delle condizioni di vita e di lavoro negli Stati economicamente più deboli, tra cui l'Italia.

giovedì 7 giugno 2012

Arriva più Europa, ahinoi...

Si discutono progetti per “più Europa” (vedi qui e qui). Si tratta di una conseguenza abbastanza naturale della crisi, che era facile prevedere. La Germania può accettare di venire in aiuto ai PIGS solo in cambio di cessioni di sovranità. È in fondo quello che chiedono in molti, anche nei mondi “antisistemici” e “alternativi”, illudendosi che “più Europa” significhi più democrazia, più Welfare State, più redistribuzione del reddito. Non è così.  Ne spiegano i motivi Aldo Giannuli e Alberto Bagnai. Della mancanza di un sentire comune dei popoli europei, che Giannuli giustamente sottolinea, avevamo parlato qui. Il ritardo nel capire cosa sia realmente l'UE, da parte degli anticapitalisti, sta diventando difficile da recuperare. Soprattutto se si fa attenzione ai segnali recentemente lanciati da un Berlusconi che, se deciderà di cavalcare questo tema, avrà ancora a sua disposizione un “apparato di fuoco mediatico” di tutto rispetto.
(M.B.)

mercoledì 6 giugno 2012

Un nuovo sito

Segnaliamo la nascita del sito dell'Associazione Riconquistare la Sovranità. L'Associazione propone un'analisi della situazione italiana che ha molti punti di contatto con quella che cerchiamo di sviluppare in questo blog.
(M.B.)

martedì 5 giugno 2012

Medicina alternativa: curare il morbillo con la polmonite


Claudio Martini

In molti ormai si sono rassegnati ad una fine rapida fine del disastroso Euro. Ogni giorno si moltiplicano le voci che suggeriscono vari modi per uscire da questa situazione. Alcune di esse, tuttavia, sembrano davvero frutto di un abbaglio. Oggi vi segnaliamo questa:

dall'Euro si esce. Col Dollaro.

Bisogna riconoscere a Pelanda di non essersi fatto ammaliare dall'incanto dell'Euro, ma questo articolo ripresenta tutti gli stilemi immancabili dell'ammaliamento valutario, solo col Dollaro al posto della valuta di Francoforte (Kaiserstraße, 29). In particolare non è fondato il timore che il ritorno alla lira porterebbe con sé una super-inflazione (se non ci credete, leggete qui) o che la perdita di valore della nuova valuta sarebbe nell'ordine del 50%: per prevedere quell'ordine di grandezza, infatti, basta calcolare l'inflazione accumulata dal nostro paese nei confronti della Germania negli ultimi anni. Dato che l'accumulo è pari a circa 20 punti percentuali, è ragionevole aspettarsi una svalutazione nella stessa misura (se non ci credete, leggete qui).

Carlo Pelanda è economista  e io non sono nessuno, ma mi permetto di insinuare che l'esimio abbia capito ben poco della dinamica della crisi. Sostanzialmente ci propone di farci prestare dollari per poi rivenderli, tenendo così artificalmente elevato il cambio della nuova lira. Negli anni '90 la Russia, la Thailandia e l'Argentina seguirono questa strategia, e sappiamo com' è finita.

Più in generale è ora che nelle nostre teste si installi in maniera definitiva un concetto apparentemente banale, ma che molti sembra facciano fatica a comprendere: una valuta dovrebbe rispecchiare i fondamentali economici (esempio: produttività media) del paese che la adotta. Quando un paese adotta una valuta che chiaramente non rispecchia quei fondamentali (spesso perché rispecchia i fondamentali di un altro paese) avvengono le crisi finanziarie. Punto. Ecco perchè la dollarizzazione della nostra economia non rappresenta una soluzione alla crisi, ma un ingegnoso espediente per perpetuarla.

E tutto questo senza contare gli effetti politici di una simile mossa: adottare la valuta del paese che già ci domina dal punto di vista strategico, culturale e militare sancirebbe definitivamente la nostra condizione di colonia USA.

 La proposta di Pelanda è davvero pessima. Probabilmente la approveranno.

Tradotto il libro di Sapir

Segnaliamo che il libro di J.Sapir di cui avevamo discusso è stato tradotto in italiano: J.Sapir, Bisogna uscire dall'euro?, Ombre corte. L'edizione italiana è stata recensita sul “Manifesto” da Christian Marazzi.
(M.B.)






sabato 2 giugno 2012

Dal Donegal alle isole Aran, il cielo d'irlanda è sempre con te....

di Fabrizio Tringali
Dublino, 01-06-2012
Il 60,3% degli elettori irlandesi ha votato sì nel referendum per approvare il fiscal compact europeo.
Il no si è attestato al 39,7% e ha ottenuto la maggioranza solo in cinque delle 43 circoscrizioni irlandesi, segnalando che il sentimento anti-europeo è più forte nelle aree più povere di Dublino e nella contea nordoccidentale di Donegal. 
Sul dato pesa pero' la bassa affluenza alle urne, di poco superiore al 50 per cento.
Nel dettaglio, gli aventi diritto al voto erano 3,144.828 milioni: si sono recati alle urne in 1,591.385 mln. I "si'" sono stati il 60.29 per cento (955.091 voti), i "no" il 39,71 per cento (629,088 voti). (da rainews24)

L'articolo non riporta l'esatta percentuale dei votanti, che è del 50,6%.
Pochi, pochissimi irlandesi si sono recati alle urne. Difficile scegliere, di fronte ad un ricatto.
Le forze di governo ed i media hanno alimentato per settimane il "terrorismo" su un eventuale voto contrario. Senza il "SI" l'Irlanda sarebbe andata a catafascio e non avrebbe potuto accedere ai prestiti del fondo salva-stati ESM.
Nonostante tutto ciò, i cittadini che esplicitamente approvato il fiscal compact sono solo il 30,37%, e c'è da aspettarsi che presto molti di loro cambino idea.
Infatti, in base alle regole già approvate dai governanti europei, i "prestiti" e i "salvataggi" dell'ESM saranno condizionati alla totale perdita di sovranità a favore degli organismi UE e del FMI.
I lettori di questo blog sanno perfettamente che i cosiddetti PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) sono imprigionati nella crisi a causa dell'appartenenza all'Eurozona, e che da essa vengono spinti sull'orlo del baratro (chi non ha ancora capito tutto questo scorra i post precedenti, legga il nostro breve saggio, oppure ricorra alle lezioni di Alberto Bagnai).
Una volta portati allo stremo, questi Paesi, finché restano all'interno dell'Euro e della UE, non hanno alternative. Possono solo accedere ai prestiti dei fondi salva-stati. E di conseguenza smettere di essere Stati sovrani per diventare pezzi di territorio co-gestiti da Commissione Europea e FMI, i quali, a quel punto, possono applicare le loro distruttive "ricette anti-crisi". Medicine che non hanno mai guarito nessun malato, ed anzi hanno ammazzato tutti quelli che hanno provato a curare, e che conosciamo benissimo: licenziamenti, privatizzazioni, azzeramento del welfare, tagli ai servizi pubblici.
Il tutto senza che vi possa essere opposizione (parlamentare o sociale).
Quando accadrà questo, e certamente accadrà, le tensioni sociali non mancheranno, dato che già adesso il consenso reale è molto molto basso....
La fine dell'Euro e (speriamo) dell'orrenda Unione Europea arriverà, ma come abbiamo detto e scritto più volte, il rischio è che il crollo avvenga quando i Paesi meno forti dell'area saranno letteralmente in ginocchio, e rialzarsi sarà dura. Molto dura....


venerdì 1 giugno 2012

Vedere la proboscide ma non l'elefante, ovvero noi e l'Unione Europea

Il marchio d'origine del nostro europeismo è anti-italiano. Abbiamo cofondato l'Europa comunitaria in quanto scommettevamo che fosse il contrario del poco efficiente Stato nostrano. Per decenni abbiamo sacrificato ad una fede europeistica di commovente santità. Main in Italia si è davvero discusso di Europa e di Euro prima di questa crisi.

(Lucio Caracciolo, Italia Kaputt Mundi, Limes 6/2011)

Claudio Martini

Introduzione

Troppo spesso chi condivide con gli autori di questo blog l'idea che l'Euro sia una sciagura da cui liberarsi al più presto si mostra piuttosto indulgente nei confronti dell'Unione Europea. Ci sono persino autori, come l'economista Luciano Vasapollo, che propongono di uscire dalla moneta unica, ma di proseguire con la UE (per non parlare di Grillo). In generale sembra diffusa una visione secondo la quale l'Euro è sì un progetto "imperiale" finalizzato a favorire gli stati più forti e a smantellare il modello sociale europeo, ma che le stesse imputazioni non possano essere contestate alla UE. Eppure l'euro non rappresenta il lato peggiore dell'UE, ma solo il più evidente.  La critica dell'Euro e quella della UE dovrebbero andare di pari passo. Anzi, la parola d'ordine "fuori dall'Euro" può valere solo in quanto figura retorica, esattamente come sineddoche (la parte per il tutto), dato che l'Euro è davvero una "sottosezione" di quel fantasmagorico gioco a incastri che è la normativa europea. è ora che gli anti-euro comincino a prendere di petto l'intera costruzione europeista: e per prima cosa è necessario definire meglio proprio quest'ultimo aggettivo. Lasciatemi dunque fare questa premessa sul "concetto" e di Europa unita e sul suo grado di realismo politico.