venerdì 31 agosto 2012

Intellighentzia?

Segnaliamo ai nostri lettori questo appello, che è circolato in alcuni siti. Ci sembra che esso indichi un problema reale, sul quale dovremo ritornare. Il problema è quello del silenzio e della passività del mondo intellettuale rispetto a ciò che sta avvenendo in Italia e nel mondo.

L'impressione, piuttosto spiacevole ma anche assai netta, è che il mondo intellettuale non capisca nulla. La cosa è particolarmente evidente in riferimento al settore più noto del mondo intellettuale, quello dei “nomi prestigiosi”, che hanno accesso ai giornali e alle case editrici importanti. Crediamo però che esso riguardi anche buona parte del mondo degli intellettuali minori o minimi, e che risalti di più nel primo caso solo per la maggiore visibilità dei primi. 
Ma cos'è che sta avvenendo? La nostra diagnosi è semplice: siamo dentro ad un passaggio di civiltà nel quale l'attuale capitalismo sta distruggendo tutte le conquiste ottenute dai ceti subalterni nel trentennio seguito alla Seconda Guerra Mondiale, facendo ricadere tali ceti nell'insicurezza e nelle difficoltà di vita tipiche dell'Ottocento. Questa regressione sociale non può avvenire senza attaccare alla radice le conquiste democratiche del Novecento, e porta quindi con sé una grande regressione della democrazia. Regressione sociale e regressione democratica sono foriere di violenza e guerra. Se a tutto ciò si aggiunge l'incipiente crisi ecologica, si ha il quadro della situazione grave in cui si trova la nostra civiltà.
Se questo quadro è veritiero, è inevitabile lo sconcerto di fronte a ciò che ci viene presentata come produzione intellettuale di alto livello. La maggioranza degli intellettuali (grandi e piccoli, ricordiamolo), semplicemente parla d'altro. E se parla della situazione economica e sociale, mostra con evidenza di non accorgersi della sua gravità e di considerarla una situazione certamente di crisi ma di una crisi tutto sommato “normale”, superabile con un po' di sacrificio.
Questa è la realtà dei fatti. E questa realtà deve spingerci a interrogarci e a provare di capire. Se coloro che, per formazione e ruolo, dovrebbero meglio capire le dinamiche del proprio tempo, mostrano un tale livello di incomprensione, ciò significa che c'è davvero qualcosa che non va, nel mondo della cosiddetta “intellighentzia”. Cercheremo di riflettere anche su questo, nel nostro blog. Per ora ci fermiamo su questa semplice considerazione: i momenti di crisi e passaggio di civiltà, come quello che stiamo vivendo, sono anche i momenti nei quali una collettività può decidere di cambiare l'ideologia, il sistema di riferimento concettuale, la visione del mondo. Può decidere che molte delle cose che fin lì sembravano giuste e vere sono in realtà frottole, che gli autorevoli saggi sono in realtà sciocchi superficiali, che coloro ai quali si attribuiva rispetto non lo meritano più. Forse è questo il modo in cui dovremmo cominciare a guardare al mondo dei brillanti intellettuali che da tempo hanno smesso di capire la realtà.
(M.B.)

3 commenti:

  1. forse che quell'intellighenzia "emersa" dalla seconda guerra mondiale è stata assoldata proprio al fine di riportarci nell'Ottocento?
    L'intellighenzia è estremamente accorta nel non toccare questioni spinose, siì, banfa contro la troika ma mai si sognerebbe di dire di riappropriarsi della propria sovranità.
    Banfa di diritti umani ma avalla ogni intervento imperialista, poi, una volta posta la bandierina usa sulla nazione "democraticizzata" se ne dimenticano come fosse tutto "normalizzato" ed i popoli vivono felici e contenti

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  2. l'automazione dell'industria culturale è roba vecchia oramai. i criteri di selezione per decidere chi è degno della pubblica evidenza sono dettati da criteri standardizzati e spersonalizzati. l'unica capacità che si richiede all'intellettuale è la presenza, per il resto vige l'interscambiabilità totale di chiunque con chiunque. poi è umano: le energie richieste per restare sulla ribalta sfiancano, le luci accecano impedendo di vedere all'esterno del palco. l'intellettuale non esiste più, come non esiste più il politico, e chissà quante altre figure, ora sono tutti uomini di spettacolo e boh.

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  3. L'espressione "che il mondo intellettuale non capisca nulla" esprime un concetto sicuramente vero. Non nel senso che gli intellettuali non riescano a capire, ma più semplicemente che non si sono posti più come obiettivo quello di comprendere i processi sociali. Al massimo si deve capire come rendere le campagne mediatriche più efficaci e quali elementi emotivi della popolazione sollecitare per raggiungere gli scopi del proprio finanziatore...
    Gli obiettivi sono molto più limitati: fare carriera universitaria, pubblicare, acquisire posizioni di prestigio e remunerative nelle istituzioni, nel mondo dei media...oltre ad altri aspetti privati. C'è abbastanza per riempire le proprie giornate....

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