lunedì 31 dicembre 2012

L'azzardo morale del “più Europa”

In questi mesi abbiamo presentato “La trappola dell'euro”  in diversi incontri pubblici, organizzati da Università o da gruppi di cittadini interessati. Abbiamo avuto così modo di discutere le nostre tesi in contesti abbastanza diversi fra loro. Da questi confronti nascono le osservazioni che seguono.
La prima è che quasi nessuno, almeno fra coloro che hanno discusso con noi, oramai contesta l'analisi economica proposta, e cioè che la crisi che stiamo vivendo è causata dagli sbilanci commerciali indotti dalla rinuncia alla flessibilità del cambio. Cresce la consapevolezza che siamo dentro alla crisi dell'euro, non a quella dei debiti pubblici. Questo non vuole affatto dire che tale analisi sia la più diffusa nel Paese, dato che essa non ha ancora cittadinanza nel mainstream informativo (salvo rare e lodevolissime eccezioni).
Dalla nostra esperienza ricaviamo però la netta impressione che questa spiegazione della crisi stia conquistando una parte sempre più ampia della popolazione, e che essa travalichi gli abituali confini politici fra destra e sinistra.

sabato 29 dicembre 2012

Sul pensiero della decrescita

Vi proponiamo oggi un articolo pubblicato sul numero di Novembre 2012 della rivista alfabeta2.


Ripoliticizzare la decrescita
Considerazioni a partire dalla Conferenza di Venezia
 
Marino Badiale, Fabrizio Tringali


Quest'anno la Conferenza Internazionale sulla Decrescita, ormai giunta alla terza edizione, si è tenuta in Italia, a Venezia, dal 19 al 23 settembre. Senza dubbio l'iniziativa è stata un successo: circa 700 partecipanti provenienti da 47 paesi diversi, età media piuttosto bassa (più di un terzo degli iscritti aveva meno di 30 anni), grande partecipazione sia alle assemblee plenarie sia ai workshop (più di 80 in tre giorni), circa 180 papers discussi. Tutto ciò, unito alla capacità dimostrata dagli organizzatori, prova che anche in Italia il movimento della decrescita, nelle sue varie componenti, è ormai una realtà ben consolidata. Un risultato di questa portata comporta anche, come è ovvio, una grande responsabilità: quella di far crescere e fruttificare le potenzialità che il movimento ha dimostrato di avere, riuscendo ad incidere effettivamente sulla realtà politica, a livello sia nazionale sia internazionale.

venerdì 28 dicembre 2012

Il dramma degli anziani tedeschi (che sarà presto il nostro)

Un ottimo articolo del Corriere della Sera spiega quanto sia drammatica la condizione degli anziani nella "virtuosa" Germania. Specchio di quel che accadrà anche a noi grazie alle riforme iniziate da Dini, proseguite dal centrosinistra e completate (per il momento) dalla Fornero.

Presto "saranno centinaia di migliaia i tedeschi che dopo aver lavorato trentacinque anni percependo un salario lordo di 2.500 euro riceveranno una pensione di circa 688 euro, ritenuta inferiore ai livelli minimi di sussistenza". 

Già oggi sono decine di migliaia gli anziani che devono lasciare la loro casa ed espatriare verso Est, alla ricerca di strutture di ricovero meno costose che in patria. Si tratta di veri e propri profughi della salute, vittime delle politiche economiche che la Germania realizza a proprio interno, e che ormai impone all'intera eurozona:

"oltre 10.000 pensionati tedeschi vivono in case di riposo ungheresi, ceche, slovacche. Altri anziani vengono assistiti e ricoverati anche in Ucraina, Grecia, Turchia e perfino in Thailandia, dove il potere di acquisto è superiore del settanta per cento. E si tratta di un fenomeno che aumenterà al ritmo del 5 per cento ogni anno, perché attualmente sono già circa 400.000 i tedeschi che non possono sostenere i costi di una struttura di accoglienza e di cura nel loro Paese."

lunedì 24 dicembre 2012

I video dell'iniziativa all'Università di Genova - 20 dicembre 2012

Grazie a Matteo pubblichiamo alcuni video della presentazione de "La trappola dell'euro" all'Università di Genova, 20 dicembre 2012.

Marino Badiale:



Fabrizio Tringali:



Per i video con gli interventi del Prof. Giovannelli e del Prof. Pittaluga, e le nostre risposte, cliccate qui.

Buone Feste

Un mio amico mi invia ogni anno in questo periodo gli auguri di "Buon Solstizio d'Inverno". Sono auguri molto "politicamente corretti" (anche se questa non è l'intenzione del mio amico). Senza arrivare a questo, ci limitiamo a fare a tutti e tutte gli auguri di Buone Feste. Il blog si prende qualche giorno di vacanza, riprenderemo in un momento imprecisato dopo pranzi e cene e cenoni.
(M.B.)

domenica 23 dicembre 2012

Monti non si candida. Ecco perché


Mario Monti non sarà candidato alle prossime elezioni politiche.
Chi l'avrebbe mai detto? Be'... noi. Ecco qua, lo scrivevamo già a Settembre: http://il-main-stream.blogspot.it/2012/09/ecco-perche-napolitano-nomino-monti.html
I motivi sono quelli che riportavamo in quell'articolo: se si candidasse il voto si trasformerebbe in una sorta di referendum sul governo tecnico.
E i "NO" (cioè i voti a formazioni diverse da quella pro-Monti di Casini-Fini-Montezemolo-Riccardi) sarebbero molti più dei "SI".
Il che renderebbe difficile consegnare anche la prossima legislatura nelle mani del "rispettabile" servo dei potenti d'Europa, che della volontà degli italiani se ne fottono. E lo dicono pubblicamente: http://www.ansa.it/web/notizie/collection/rubriche_mondo/12/22/Van-Rompuy-agenda-Monti-unica-strada_7991559.html

Durante la conferenza stampa di oggi Monti ha anche sottolineato di essere disponibile ad essere "punto di riferimento" per chi glielo chiederà e di essere pronto a formare un nuovo governo dopo le elezioni.
Queste dichiarazioni esprimono con chiarezza un totale disprezzo per la democrazia, per la Costituzione e per i cittadini italiani.

giovedì 20 dicembre 2012

Per un nuovo internazionalismo



è meglio che i nostri soldi rimangano alla nostra gente! Quindi: più FPO! (Manifesto propagandistico dell'estrema destra austriaca)

Claudio Martini 
Qualcuno si ricorda dello sciopero europeo? Ha avuto luogo poco più di un mese fa , e da noi ha fatto notizia principalmente per alcuni tafferugli tra polizia e studenti (con questi ultimi che venivano percossi con inusuale violenza). L'impatto dell'agitazione è stato pressoché nullo, e non ha aiutato il fatto che allo sciopero, pur qualificato come Europeo, hanno partecipato i lavoratori di soli 3 paesi su 28. E dove si è effettivamente scioperato o risultati sono stati modesti: nemmeno la rabbia degli studenti è riuscita a scacciare l'impressione diffusa che l'evento non costituisse un'occasione di lotta, bensì una stanca manifestazione delle consorterie sindacali (da noi CGIL).
E in effetti si è trattato proprio di questo: un modo per i dirigenti sindacali di ritagliarsi uno spazio politico con i soldi dei lavoratori (scioperare costa!). Questo spazio politico si riconduce necessariamente al "Più Europa". Noncuranti dell'assoluta indifferenza dimostrata dai lavoratori e dai cittadini di paesi come Germania e Olanda, i dirigenti sindacali hanno voluto qualificare lo sciopero come "europeo", per dare l'idea che solo a livello continentale, o meglio a livello delle istituzioni comunitarie, si può innescare un efficace contrasto alle politiche di austerità. Perciò ci vogliono gli euro-bond, ci vuole la BCEcomelaFED, ci vuole un presidente della commissione europea che ci porti l'agognata crescita...

Il difetto, però, è proprio nel manico. Con queste iniziative i sindacati non solo dimostrano di voler continuare ad essere, come da decenni, le sponde sociali delle socialdemocrazie europee, le quali a loro volta si sono trasformate nelle sponde politiche delle aristocrazie finanziarie; dimostrano anche di essere degli inguaribili provinciali, se non peggio.

martedì 18 dicembre 2012

Completiamo l'analisi (corretta) del Sole 24 Ore


di Fabrizio Tringali

E' davvero interessante leggere quanto scrive IlSole24Ore. Il quotidiano di Confindustria illustra molto bene le principali falle della moneta unica.
Vediamole(*):

1) l'euro è troppo forte, occorre una svaluzione competitiva;

2) il pareggio di bilancio (contenuto nel fiscal compact approvato dal Consiglio europeo a marzo 2012) è improponibile in un contesto di austerity;

3) il parametro debito/pil (su cui si basano i palleti del fiscal compact) è obsoleto. Come può scendere il debito/pil se, per effetto dell'austerity, decresce il Pil, ovvero il denomintarore di questo rapporto?

4) l'austerità a tutta forza, sostanzialmente oggi imposta ai Piigs, non paga. Lo evidenziano anche i dati sul moltiplicatore fiscale del Fmi;

5) rigore, crescita, equità. Lo slogan del premier Mario Monti rischia di restare solo tale dato che al momento c'è solo rigore. Siamo ancora lontani da crescita dell'economia reale e dall'equità sociale. Come è possibile praticare equità sociale se l'austerity, attuata in un contesto di recessione e di globalizzazione dei mercati, si trasforma automaticamente in un deragliamento dello stato sociale e dei diritti acquisiti in decenni dai cittadini? ;

6) anche se la Germania si oppone e probabilmente continuerà ad opporsi anche dopo le elezioni di settembre 2013 l'unica strada per proteggere i debiti sovrani dalla speculazione è la condivisione del debito dei Paesi membri. Come accade negli Stati Uniti dove un eventuale default della California non intacca il rendimento dei titoli di Stato permettendo al Paese di finanziare il suo enorme debito pubblico a tassi bassissimi (quelli che oggi paga la Germania per intenderci);

7) le misure sin qui adottate stanno causando gravi problemi nel mercato del lavoro. La disoccupazione nell'Ue è all'11,2% contro il 7,7% degli Usa. E quella giovanile è abbondantemente oltre il 30%;

8) oltre alla disoccupazione non si sta facendo nulla per i giovani (se non precarizzarli sempre più con una riforma del mercato del lavoro che prevede solo una flessibilità in uscita) e per le pensioni. E' stimato che le nuove leve andranno in pensione in futuro con un assegno pensionistico pari al 30% di quello che sarà il loro ultimo stipendio. Un livello inaccettabile per una democrazia che dovrebbe, in un equilibrato rapporto tra tasse e servizi, la serenità dei cittadini in tutte le fasce d'età;

9) è stato fatto un passo in avanti con l'Unione bancaria europea. Un primo accordo è stato raggiunto a dicembre. Questo accordo però è un passo indietro rispetto alle aspettative. Sotto il controllo di un ente europeo saranno solo gli istituti con attivi superiori a 30 miliardi. Circa 200 rispetto alle 6mila banche europee. Un passo indietro che favorisce la Germania il cui sistema bancario è ramificato in molte banche regionali e piccole che, svincolate dal controllo europeo, potranno eventualmente continuare ad operare in condizioni di opacità; 

10) la Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie ideata dal premio Nobel per l'Economia James Tobin nel 1972. O la attuano tutti i Paesi europei allo stesso tempo oppure c'è il rischio che si creino distorsioni. La Francia l'ha attuata in estate. L'Italia è vicina a un accordo definitivo e dovrebbe adottarla dal 2013. Mentre la Germania prende tempo fino al 2016. E' forse giusto che ci sia questa mancata armonizzazione su una tassa così importante?

(*) Testo tratto da "Le 10 falle del sistema euro" di Vito Lops, pubblicato su vitolops.blog.ilsole24ore.com

Fin qui IlSole24ore.
Purtroppo il quotidiano di Confindustria non dice come si possono tappare tutte queste falle.
Senza la pretesa di indicare tutte le soluzioni necessarie, mi limito ad elencare ciò che, in base all'analisi proposta, si rende imprescindibile:

- Una significativa svalutazione dell'euro
- L'abrogazione del pareggio di bilancio in tutti gli Stati della UE
- La cancellazione dell'obbligo di rispettare i parametri sul rapporto debito/pil
- L'abrogazione del fiscal compact
- L'abrogazione della riforma Fornero e delle leggi che consentono deroghe all'efficacia dei CCNL
- L'introduzione di politiche economiche espansive
- L'introduzione di meccanismi certi e automatici per il riequilibrio fra nazioni in surplus e nazioni in deficit
- L'estensione del controllo europeo sulle banche a tutti gli istituti di credito
- L'introduzione della Tobin Tax da parte di tutti gli Stati della UE

Ora, l'ovvia domanda è la seguente: quante sono le probabilità che tutto ciò venga realizzato?

Sappiamo che i Paesi più forti dell'eurozona sono contrari a tutto ciò. E il problema non è solo questo. Il fatto è che l'intera architettura economico-istituzionale della UE è stata costruita proprio per evitare tutto ciò!
I continui passi verso la spoliazione della sovranità degli Stati aderenti alla UE non sono altro che l'ovvia conseguenza del fatto che la Germania non accetterà mai forme stabili, certe ed automatiche di riequilibrio fra nazioni in surplus e nazioni in deficit.
Accetterà, semmai, forme parziali e temporanee di intervento, ma solo per quei Paesi che chineranno la testa di fronte a qualunque sua pretesa (imposta per il tramite della BCE, della Commissione o del fondo salva-Stati).
Viceversa, l'intera "lista delle cose da fare" è facilmente realizzabile (a livello nazionale, si intende) per uno Stato che recuperi la propria sovranità monetaria, reintroducendo una valuta nazionale, riportando la Banca centrale in mano pubblica e sotto controllo democratico, e implementando proprie politiche economiche in chiave espansiva.
L'Italia è ormai di fronte ad un bivio netto: ridursi a decadente colonia tedesca priva di sovranità, oppure uscire dall'euro e dalla UE.

lunedì 17 dicembre 2012

La deriva del Movimento 5 Stelle

Siamo intervenuti più volte in passato (qui, qui, qui e qui) per discutere pregi e limiti del Movimento 5 Stelle. Abbiamo sempre detto che la mancanza di democrazia interna del Movimento ci sembrava un grave problema, che avrebbe potuto pregiudicarne le grandi potenzialità. Le ultime vicende, con l'espulsione dei “dissidenti” decisa da Grillo e il pedissequo allineamento su tali scelte di alcuni importanti esponenti del Movimento (qui e qui) ci sembra segnino un punto di non ritorno, sia nella sostanza sia nella forma. Della sostanza parleremo fra poco. Per quanto è della forma, fa sorridere sentire Grillo dire “abbiamo una battaglia, abbiamo una guerra” per giustificare l'espulsione dei dissidenti: è esattamente lo stesso argomento usato da tutti i gruppi di potere per giustificare il rifiuto della discussione, dai fascisti che intimavano “taci, il nemico ti ascolta!” ai comunisti che si rifiutavano di discutere dei crimini di Stalin “per non fare il gioco dei capitalisti”. Allo stesso modo, colpisce vedere gli esponenti del Movimento, nelle due interviste citate, rispondere alle accuse di scarsa democrazia interna affermando che anche gli altri partiti non sono granché democratici: ed è facile ribattere “ma voi non dovevate essere migliori degli altri? Non siete nati appunto per sostituire il sistema dei vecchi partiti con qualcosa di meglio?”

domenica 16 dicembre 2012

"La trappola dell'euro" all'Università di Genova


Giovedì 20 dicembre 2012 – ore 10,30

Aula Riunioni del Dipartimento di Scienze Politiche (DISPO)
Largo Zecca 8/16 (sesto piano) - Genova

Presentazione del volume:

LA TRAPPOLA DELL’EURO
La crisi, le cause, le conseguenze, la via d’uscita

 di Marino Badiale e Fabrizio Tringali

Asterios Editore

Intervengono:

Prof. Adriano Giovannelli – Prof. Giovanni Battista Pittaluga





Pagina facebook: http://www.facebook.com/events/184119755065621/

Locandina: http://www.scpol.unige.it/news/eventi/locandina_euro.pdf

Ancora sul libro

Segnaliamo altre due recensioni a "La trappola dell'euro": le trovate qui e qui.

(M.B.)

venerdì 14 dicembre 2012

La volgarità della Littizzetto.

Il recente sketch della Littizzetto contro Berlusconi sta facendo discutere. Non è la prima volta che l'attrice indirizza i suoi strali contro esponenti della politica. Come dimenticare quando nel febbraio 2007 si scagliò contro Rossi e Turigliatto, allora senatori, colpevoli di non aver votato a favore della politica militarista del governo di centrosinistra? I due Parlamentari stavano compiendo un gesto coraggioso, di rara coerenza con i propri valori e con il mandato ricevuto dai propri elettori, ben sapendo che l'avrebbero pagato con l'espulsione dai rispettivi partiti (e quindi con la non-rielezione). Ma per la Littizzetto andavano attaccati con durezza, perché mettevano il bastone fra le ruote ai potenti che a lei piacciono.
Altrettanta durezza la riserva alle porcate della destra. Aggredisce Berlusconi, ma non l'abbiamo mai sentita gridare parolacce contro l'operato dell'uomo che in questo momento è il più potente d'Italia, e che ha delegittimato una delle migliori procure antimafia d'Italia, solo per salvare se stesso e i suoi amici: Giorgio Napolitano.
In questo contesto la volgarità della Littizzetto non è un elemento da trascurare, perché rappresenta un tratto caratteristico di buona parte del cosiddetto “popolo di sinistra”, che infatti si riconosce in personaggi come lei, decretandone il successo di pubblico. Un ceto “intellettuale” che si pretende colto, intelligente e profondo ma che in realtà è ormai talmente degradato e subalterno da divertirsi a crepapelle di fronte a un umorismo fatto solo di volgarità. Naturalmente non ci riferiamo solo al turpiloquio, bensì, in generale, al becero e superficiale antiberlusconismo della sinistra, volgare quanto il berlusconismo della destra. Perché se è vero che Berlusconi, dal punto di vista morale, ha ridotto l'Italia in macerie, è altrettanto innegabile che dal punto di vista politico, economico e sociale, la vera distruzione è stata compiuta dalla sinistra: precarizzazione del lavoro, svendita dei beni comuni, guerra, svilimento della Costituzione. E' soprattutto la sinistra che ha annodato al collo del Paese il cappio della moneta unica e dei vincoli europei che ci stanno letteralmente uccidendo.
La volgarità della Littizzetto ha però il pregio di esprimere, a suo modo, la verità sulla sinistra politica, che non ha più nulla da dire sulle dinamiche reali del mondo contemporaneo, sulla crisi economica, ecologica e sociale in atto, sulle modalità per costruire, insieme, un futuro diverso. E rovescia il proprio livore addosso al nemico di turno, ridendo di lui per non piangere su se stessa.
La presa di coscienza di chi siano i veri responsabili della crisi in atto, che vanno ricercati tanto nella destra quanto nella sinistra, è essenziale perché vi sia ancora una speranza di salvezza. Di fronte a questa esigenza, la Littizzetto, e in generale l'antiberlusconismo della sinistra, non rappresenta altro che un'arma di distrazione di massa.
(M.B., F.T.)






giovedì 13 dicembre 2012

Il ritorno di Berlusconi e dell'antiberlusconismo

L'ennesima discesa in campo di Berlusconi e l'annuncio delle dimissioni di Monti hanno agitato le acque in quel mondo delle apparenze che è la politica italiana. Il PDL si appresta a lanciare una campagna elettorale incentrata sulla difesa della sovranità nazionale e fortemente critica verso l'euro e
verso i principali partner europei, in primis la Germania. E' quindi possibile che anche in parte del mainstream cominci ad apparire qualche verità sull'euro e sulla follia dei vincoli europei, se non altro perché ciò, almeno per il momento, conviene a colui che detiene la proprietà di un bel po' di mezzi di informazione. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che razza di personaggio sia Berlusconi. Può essere considerato affidabile nel ruolo di difensore della sovranità nazionale? Risposta semplice: assolutamente no. E non solo per i suoi guai con la giustizia, le condanne evitate grazie alla prescrizione o alle leggi ad personam, o perché sia un un uomo ricattabile, come dimostra il caso Ruby. Ma per le scelte politiche dei suoi governi. Berlusconi ha partecipato, da premier, a numerosi vertici europei senza mai porre un veto sulle decisioni che venivano assunte. Il suo governo ha supinamente accettato di vincolare l'Italia alle varie misure che poi sono state tradotte in leggi dall'esecutivo guidato da Monti. Lo spiega Vladimiro Giacché nel suo ultimo libro, in riferimento soprattutto all'inasprimento della rigidità dei parametri di Maastricht.
Certo, si potrebbe obiettare che Berlusconi non è stato solerte nell'obbedire agli ordini contenuti nella famosa lettera della BCE, nell'estate del 2011. E che è anche per questa resistenza che è stato
“dimissionato” e poi sostituito da Monti. Ma è proprio questa vicenda a mostrare la pochezza del personaggio, il suo barcamenarsi di corto respiro fra la totale incapacità di opporsi alle imposizioni della UE e il tentativo di salvaguardare i propri interessi, compreso il consenso elettorale.
Possiamo considerare positivo il fatto che nei prossimi mesi potrebbe finalmente aprirsi qualche spazio per una discussione pubblica sull'euro e sulla UE. Occorre però anche tenere presente il rischio che le posizioni di critica verso i vincoli europei vengano squalificate dal fatto di essere associate ad un tale individuo, e che alla fine il dibattito politico-mediatico, oramai incentrato su messaggi brevi e superficiali, tenda alla rimozione del confronto sulle argomentazioni per limitarsi a contrapporre la sozzura di Berlusconi alla “credibilità” dei suoi avversari (Monti, Casini, Montezemolo, Bersani).
Ennesimo esempio del fatto che per riportare il Paese su una strada di civiltà e giustizia occorre liberarlo dall'intero ceto politico, di destra e di sinistra, e costruire un sistema di informazione e comunicazione pienamente libero dai condizionamenti della politica.

(M.B., F.T.)

mercoledì 12 dicembre 2012

Cinque stelle cadenti

Democrazia.

“Se c'è qualcuno che reputa che io non sia democratico (…) allora prende e va fuori dalle palle. Se ne va. Se ne va dal MoVimento. E se ne andrà dal MoVimento”. (Vedi qui)

Che è come dire “io non sono violento, e se c'è qualcuno che osa affermarlo, lo riempio di botte!”.


Coerenza.

11 Novembre 2012: "Io non caccio nessuno, ma Favia non ha più la mia fiducia."  (Vedi qui)

12 Dicembre 2012:   "A Federica Salsi e Giovanni Favia è ritirato l'utilizzo del logo del MoVimento 5 Stelle. Li prego di astenersi per il futuro a qualificare la loro azione politica con riferimento al M5S o alla mia figura"  (Vedi qui)

(M.B., F.T.)

martedì 11 dicembre 2012

Cosa accadrà al prossimo vertice UE

di Fabrizio Tringali
Mentre si prepara il prossimo vertice europeo, in programma il 13 e 14 dicembre prossimi, il clima fra i Paesi dell'eurozona sembra apparentemente distendersi. Dapprima Tony Blair, e poi addirittura la cancelliera Merkel, hanno pubblicamente teso la mano verso la Grecia.
Le accuse di inaffidabilità, incapacità, propensione allo sperpero, sembrano ormai un ricordo del passato.
Tuttavia, quel che i media nostrani si affannano a definire “svolta”, in realtà è semplicemente l'ennesima tappa di una strategia lineare ben chiara, esplicitata già diverso tempo fa da importanti esponenti dell'establishment tedesco: meno rigidità verso i Paesi debitori, in cambio di cessioni di sovranità.

Così, mentre si limita a non escludere un futuro haircut del debito greco, la Merkel continua ad alzare la posta. Non più “solo” il fiscal compact, i memorandum destinati ai Paesi che accederanno al MES, i condizionamenti di ogni tipo nella definizione delle politiche interne e del diritto costituzionale degli Stati.
Adesso l'obiettivo è ottenere che la Commissione UE stabilisca ex-ante le misure e le riforme che gli Stati devono realizzare: il documento che sarà presentato alla firma dei capi di Stato durante il prossimo summit, statuisce che i Paesi dell'eurozona dovranno sottoscrivere un vero e proprio contratto, indicando le modalità con cui intendono realizzare quanto richiesto dalla Commissione UE.

Capito il giochetto? Semplicemente offrendo generiche aperture verso forme di mutualizzazione del debito, la Germania ottiene di cancellare tutte le possibili opposizioni alle politiche che vuole imporre agli Stati mediterranei (austerity, precarizzazione del lavoro, privatizzazione di beni e servizi pubblici), dacché nemmeno i governi e i Parlamenti nazionali potranno più ostacolarle.

Non è difficile immaginare che se tale proposta sarà ratificata, i quotidiani italiani del 15 dicembre strombazzeranno all'unisono la “vittoria” di Monti e dell'asse Italia-Francia, dipingendo il premier come un leader di cui non possiamo fare a meno, capace addirittura di ammorbidire le posizioni della Merkel, nonostante l'annuncio delle imminenti dimissioni.
In realtà, come al solito, a cantar davvero vittoria, sarà solo la Germania, che vede prospettarsi all'orizzonte l'Anschluss politico ed economico che finora non era mai riuscita a realizzare.
E che, non a caso, si è immediatamente precipitata a sostenere pubblicamente colui che non frappone alcun ostacolo a questo triste disegno di annessione.

P.s. Sabato ci vediamo a Milano (con Marino Badiale, Alberto Bagnai e Claudio Messora) !

domenica 9 dicembre 2012

Su Alfabeta2 di Dicembre

Segnalo che nel numero di Alfabeta2 di Dicembre 2012, attualmente nelle edicole e nelle librerie, trovate un articolo mio e di Marino dal titolo: "Una crisi prevista da trent’anni".
Il pezzo completa un trittico di interventi intitolato "Eurocrisi", di cui fanno parte anche gli articoli: "La rottura con l’Europa" di Giorgio Cremaschi e "La moneta del Comune" di Christian Marazzi.
Per info sulla rivista cliccate qui: http://www.alfabeta2.it/2012/12/06/dal-7-dicembre-in-edicola-e-in-libreria-il-nuovo-numero-di-alfabeta2/

venerdì 7 dicembre 2012

Il piano di Berlusconi

di Fabrizio Tringali
Ma cosa sta combinando Berlusconi? Farà davvero cadere il governo Monti?
Conoscendo il personaggio, è semplice dare una risposta alla prima domanda: si sta facendo i fatti suoi. Vuole ottenere l'accorpamento delle elezioni politiche con quelle regionali (non perché voglia risparmiare soldi pubblici, il motivo è semplicemente evitare che la probabile sconfitta nel Lazio trascini effetti negativi per il PDL anche a livello nazionale), vuole garanzie sulla possibile nuova legge elettorale e chissà cos'altro.
Rispondere alla seconda domanda, invece, è più complicato. Probabilmente no, non farà cadere l'esecutivo. Ma la decisione definitiva dipende da quel che scaturirà dalle complesse trattative avviate con il Quirinale, il governo e le altre forze politiche.
E' per ottenere il più possibile che Berlusconi mostra i muscoli. Anche al prezzo di ulteriori rotture all'interno di un PDL già in frantumi, l'ex premier sceglie di dimostrare apertamente di avere ancora in mano i numeri parlamentari per impedire l'approvazione di qualsiasi provvedimento.
Nei prossimi giorni vedremo gli sviluppi di questa situazione.
Quel che è certo è che Berlusconi si sta smarcando sempre di più dal governo Monti, e si prepara ad una campagna elettorale aggressiva, fortemente critica verso le politiche imposte dagli organismi europei.
Gli sentiremo ripetere che l'Italia deve difendersi dalle “velleità neo-coloniali che alcuni circoli europei continuano a coltivare” (per chi l'avesse perso, lo ha già detto nel discorso dello scorso ottobre in cui motivava la sua uscita di scena).
L'attacco al governo che realizza le politiche recessive che “ci chiede l'Europa”, unito al probabile rinnovamento dell'alleanza con la Lega, (obiettivo esplicitato tramite il pubblico endorsement alla candidatura di Maroni alla guida della Regione Lombardia), gli consentiranno di ottenere un risultato elettorale importante, sicché anche nella prossima legislatura bisognerà continuare a fare i conti con lui.
Una delle tante disastrose conseguenze dell'aver affidato il governo del Paese alla follia distruttiva della tecnocrazia europea e all'ingordigia delle banche, è quella di aver resuscitato Berlusconi, permettendogli addirittura di poter sfruttare la forza mediatica di cui dispone per riproporsi all'opinione pubblica come salvatore della Patria. Anche di questo dovremo ringraziare l' “Europa”.

Domenica 9 a Bologna

Domenica 9 dicembre, a Bologna, sarò relatore all'interno di un convegno organizzato dall'ARS (Associazione Riconquistare la Sovranità). Parlerò delle tematiche relative alla "Trappola dell'euro". Invito tutte le persone interessate a partecipare.
(M.B.)

mercoledì 5 dicembre 2012

Oggi le chimiche

"I missili vanno bene, i barili* vanno bene, i lanciarazzi vanno bene, l'artiglieria va bene, i cacciabombardieri vanno bene... ma le armi chimiche sono vietate!"


In questi giorni il presidente USA ha ribadito che l'uso di armi chimiche da parte del regime siriano "costituisce una linea rossa". In altre parole, se Assad userà il gas la NATO (forse) interverrà. Interpretando a contrario, possiamo concludere che l'eccidio di civili, i bombardamenti sulle zone abitate, la distruzione di intere città e l'inedia a cui sono costrette altre non costituiscono una linea rossa, e che Assad può tranquillamente continuare a martirizzare il suo popolo, a condizione che usi gli strumenti giusti. Gli strumenti sbagliati invece non li può usare, ma li può tenere (anzi, li deve tenere), diritto che stranamente non era riconosciuto a Saddam Hussein.

Martedi 11 dicembre a Somma Lombardo

Serata su "La trappola dell'euro"

- Presentazione del libro
- Proiezione video
- Collegamento in diretta via skype con Marino Badiale e Fabrizio Tringali

Appuntamento alle ore 21.30 (puntuali) presso la Biblioteca di Somma Lombardo, in via Marconi, numero 2

Con il patrocinio del Comune di Somma Lombardo

martedì 4 dicembre 2012

Il 15 dicembre a Milano, con un po' di amici!

Sabato 15 dicembre ci vediamo a Milano. I dettagli sono sulla locandina che trovate in fondo a questo post.
Presentiamo il nostro libro insieme ad Alberto Bagnai (che presenta il suo). I testi saranno discussi dagli autori insieme a Claudio Messora ed Andrea Fumagalli.

Qui l'evento su facebook (fatelo girare): http://www.facebook.com/events/421276314610813/

Importante: l'evento è autofinanziato. Per coprire i costi dobbiamo raccogliere 425 Euro. Per favore, versate almeno 5 euro tramite la raccolta su kapipal, cliccando su questo link: http://www.kapipal.com/ce70d481092f40b0ac6405cfaf3f304e

P.s: Un ringraziamento speciale al nostro amico Paolo Cianciabella, che sta curando l'organizzazione. Chi fosse interessato a dare una mano ci invii i suoi contatti via email, che li giriamo a Paolo.


lunedì 3 dicembre 2012

RIP

La crisi del “Manifesto” è arrivata ad un punto particolarmente acuto, con la rottura fra l'attuale redazione e alcuni personaggi storici del giornale, come Rossana Rossanda, Marco D'Eramo, Joseph Halevi. Non abbiamo ovviamente titolo per intervenire in queste specifiche vicende, delle quali sappiamo solo ciò che si può leggere sui giornali. Possiamo intuire che, come sempre in questi casi, sono in questione nodi che avviluppano assieme dissensi politici, problemi economici, intolleranze caratteriali.
Al netto di tutto questo ci sembra però che una considerazione si possa fare con molta tranquillità.
La crisi attuale del “Manifesto” è solo l'ultimo episodio, speriamo definitivo e conclusivo, del fallimento di un'intera strategia politica e culturale, che caratterizza da decenni il gruppo che ha dato vita al giornale, tanto da definirne la stessa identità. Il gruppo del “Manifesto” si è infatti sempre pensato come la coscienza critica della sinistra, come l'avanguardia culturale di una sinistra radicale che cerca compromessi di alto livello, favorevoli ai ceti subalterni, con la sinistra moderata, e in tal modo cerca di spostare in senso progressivo gli equilibri politici. Ora, si potrebbe discutere a lungo se tutto ciò avesse senso in un tempo lontano, diciamo negli anni Settanta: ma non vogliamo iniziare qui questa discussione, quindi concediamo al gruppo del “Manifesto” il beneficio del dubbio, per quanto riguarda i suoi primissimi anni di vita.
Quello su cui non è più possibile il minimo dubbio è il fatto che una tale strategia ha perso ogni senso, ogni possibilità, ogni aggancio con la realtà, e si è ridotta ad un vaniloquio onirico. E questo non da ieri o l'altro ieri, ma da venti o trent'anni.
 Non esiste più nessuna sinistra emancipativa, né moderata né radicale, che cerchi di difendere i diritti e i redditi dei ceti medi e bassi, e di ampliare la democrazia. Le scelte politiche di ciò che attualmente si chiama “sinistra” non sono “errori” o “ritardi” che possano essere illuminati e corretti dalle superiori capacità analitiche di qualche intellettuale. Sono la logica e chiara conseguenza della trasformazione della sinistra (e della destra) in un gruppo di funzionari dei ceti dominanti, addetti a mettere in opera politiche ferocemente antipopolari costruendo il consenso dei ceti medi e bassi, o controllandone il dissenso. E tutto questo, ripetiamolo, non da ieri o ieri l'altro, ma da venti o trent'anni. In questa situazione, un gruppo come quello del “Manifesto”, che crede ancora di avere di fronte quella  sinistra emancipativa che nella realtà è scomparsa da decenni, ha necessariamente un ruolo del tutto negativo: quello di avvolgere i suoi lettori in una cortina onirica che nasconde loro la realtà di cosa sia diventata la sinistra. Se le cose stanno così, la crisi del “Manifesto” ci sembra la dimostrazione del fatto che sono sempre meno le persone che hanno bisogno di questo tipo di oppiacei. Questa crisi è dunque un buon segnale, il segnale di un possibile risveglio, di una possibile presa di coscienza. D'altra parte, non si può pretendere che chi ha vaneggiato per vent'anni possa adesso rimettersi a ragionare, e non si può pretendere che il gruppo del “Manifesto” possa finalmente cominciare a capire e a farci capire la realtà. L'unico esito ragionevole e giusto della crisi ci sembra allora la chiusura definitiva del giornale. Se questo dovesse succedere, non mancherà da parte nostra una prece e un pensiero commosso, ricordando quando, del “Manifesto”, eravamo lettori giovani, pieni di fiducia e speranza.
(M.B.)